Biotensor con testina a spirale
Ciascun radioestesista ha le proprie preferenze: c’è chi predilige il pendolino, chi il biotensor. Entrambi gli strumenti hanno funzioni analoghe ma anche complementari. Mi spiego meglio. La radioestesia si suddivide in due grandi ambiti: radioestesia fisica e radioestesia mentale.
La prima abbina le indagini da compiere all’uso di quadranti, schemi, grafici da consultare e interrogare mediante l’abbinamento a testimoni (fotografia, capelli, oggetti) appartenenti al soggetto che si intende esaminare.
Esclude l’utilizzo e la connessione della mente dell’operatore. L’intenzione è quella di ottenere la risposta giusta ed è su questo presupposto che si aggancia la mente del radioestesista, annullando qualsiasi altro pensiero affinchè non ci siano interferenze e il responso indicato dal pendolo sul quadrante sia corretto.
La radioestesia mentale prevede una procedura più snella, nessun quadrante o grafico da utilizzare ma unicamente la concentrazione mentale. In questo caso l’operatore deve essere molto esperto e in grado di porgere mentalmente domande in modo corretto, senza possibilità di esprimere dubbi o fraintendimenti anche sottointesi.
Detto questo vien da sè che l’indagine su quadranti e grafici prevede l’uso del pendolino, appunto perchè risulta più comodo per l’interrogazione su un piano orizzontale.
Il biotensor si utilizza preferibilmente per l’interrogazione mentale dato che si può muovere spazialmente in modo agevole. Anche per le consultazioni in presenza, il biotensor verrà posizionato tra la mano del consultante e l’oggetto da testare e il suo movimento sarà correttamente interpretato dall’operatore.
Alessandra Frizza